Donne di Cuori è una nuova Associazione del territorio bresciano che negli intenti vuole accogliere e condividere vissuti ed esperienze con donne che cercano un punto di riferimento e un confronto su tematiche femminili e, soprattutto, lesbiche. Il nostro modo di fare politica sarà quello di esserci, nelle piazze, tra la gente, mostrando i nostri volti e promuovendo la cultura LGBT in tutte le forme che ci appartengono, al fine di ricostruire un’immagine di noi, donne lesbiche, scevra da ogni tipo di pregiudizio.


giovedì 25 gennaio 2018

Pietre d'inciampo


Citando il Talmud – uno dei testi sacri dell’ebraismo –  “Una persona viene dimenticata solo quando il suo nome viene dimenticato”, l’artista tedesco Gunter Demning spiega le ragioni della creazione delle Stolpersteine, una vera e propria “Mappa della memoria” di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste: ebrei, politici, militari, rom, omosessuali, testimoni di Geova e disabili, iniziata nel 1995 a Colonia.
A conferma che la memoria deve costituire parte integrante della nostra vita quotidiana, Donne di Cuori vuole commemorare il 27 gennaio, Giornata della memoria, tramite il lavoro incredibile di questo artista che con oltre 50.000 pietre sparse in tutta Europa ha dato il via ad un vero e proprio percorso di nomi, luoghi e date destinati a fare da eco alle generazioni future: per non dimenticare che ogni nostro passo è compiuto attraverso un passato che va ricordato.
“Pietre d’inciampo”, così vengono chiamati i sampietrini installati di fronte alle abitazioni di persone deportate e perseguitate dai fascisti e dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. L’iscrizione su ogni pezzo inizia con “QUI ABITAVA”, una pietra, un nome, una persona.
Piccoli bagliori di luce impossibili da ignorare, non solo perché la superficie superiore è di ottone lucente e si scoprono incisi nome e cognome, età, data di deportazione e, quando nota, data di morte, ma anche perché “l’inciampo” è visivo e mentale e il trasporto emotivo obbliga a fermarsi di fronte a quelle porte interrogandosi su quanto accaduto in quella data e sugli attuali abitanti di quelle case, monumenti di una parte terribile della storia che vorremmo poter cambiare.
Demning prepara e interra personalmente ogni pietra portandone anche e soprattutto il peso emozionale. L’artista ha lavorato anche in Italia, con oltre 237 pietre installate a Roma e molte altre in città come Genova, L’Aquila, Prato, Livorno, Brescia, Ravenna, Venezia, Reggio Emilia e Torino.
Si tratta di un progetto in continua espansione anche grazie alla collaborazione dei familiari dei deportati che possono richiederne l’istallazione tramite il sito http://www.stolpersteine.eu/en/home/ 
Demning commenta così il suo lavoro: “Sono sempre inorridito ogni volta che incido i nomi, lettera dopo lettera. Ma questo fa parte del progetto, perché così ricordo a me stesso che dietro quel nome c’è un singolo individuo. Si parla di bambini, di uomini, di donne che erano vicini di casa, compagni di scuola, amici e colleghi. E ogni nome evoca per me un’immagine. Vado nel luogo, nella strada, davanti alla casa dove la persona viveva. L’installazione di ogni Stolpersteine è un processo doloroso ma anche positivo perché rappresenta un ritorno a casa, almeno della memoria di qualcuno”.


Queste parole riportano l’attenzione alla materialità brutale della Storia: perché al di là della retorica della memoria, si tratta di nomi, volti, corpi, identità, esseri umani portati via quel giorno, da quella casa, lungo quella strada.
Allora inciampare sopra, quasi letteralmente, a queste vite spezzate assume una funzione che le parole di Primo Levi tracciano al meglio:
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono essere nuovamente sedotte ed oscurate: anche le nostre”.


Bruna Ramus








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