Donne di Cuori è una nuova Associazione del territorio bresciano che negli intenti vuole accogliere e condividere vissuti ed esperienze con donne che cercano un punto di riferimento e un confronto su tematiche femminili e, soprattutto, lesbiche. Il nostro modo di fare politica sarà quello di esserci, nelle piazze, tra la gente, mostrando i nostri volti e promuovendo la cultura LGBT in tutte le forme che ci appartengono, al fine di ricostruire un’immagine di noi, donne lesbiche, scevra da ogni tipo di pregiudizio.


sabato 30 gennaio 2016

DOLCE GENDER



“Maestra, cosa è il Gender?”
Martedì, ore 8.30.
 La mia giornata lavorativa inizia così, con la domanda di Giorgio.
Avevo programmato tutto per questa mattinata: verifica sulle frazioni e ripasso dei poligoni.
Guardo negli occhi Giorgio. 
Un bambino particolare, lui. Uno di quei ragazzini che se non l’ami all’istante, ti complica la vita per il suo “essere” così, semplicemente “essenziale”. 
Ed io lo amavo, immensamente. Dal primo giorno di scuola. Un bambino incredibilmente speciale.
Sempre pieno di domande, non sempre di facile risposta.
“Ma perché non lo chiede ai suoi genitori?” pensavo ogni tanto di fronte ad un suo nuovo interrogativo.
“Cosa è il gender?” mi ripete, noncurante del calcolo delle frazioni così lontane dal suo sentire.
Giorgio mi guarda, lì in piedi, impalato. Storce un po’ la bocca, a modo suo, interrogativo, in attesa.
In classe cala il silenzio.
Alzo gli occhi e anche gli altri ragazzi, abbandonata istantaneamente la tensione della verifica, stanno aspettando una risposta da me.
“Siediti Giorgio,” - gli rispondo –“vi racconto una storia”.
“C’era una volta, in una città poco lontana da qui, una bambina di nome Giulia. Un maschiaccio, dicevano tutti quanti”
-“Giocava a calcio?”
“No, non giocava a calcio, no. Non le piaceva il gioco del calcio. Preferiva giocare a basket”
-“Diceva le parolacce?”
Sorrido amaramente, consapevole di quanto gli stereotipi di genere siano già stati tramandati ed inculcati  in quelle giovani menti.
“Sì, anche Giulia diceva le parolacce, come tutti noi.. Giulia era una bambina come le altre. In realtà si vestiva solo un po’ strana rispetto alle quasi totalità delle bambine della sua età. Niente di straordinario. Semplicemente non amava le gonne, né le camicette con le maniche a palloncino. Jeans, maglietta e un paio di scarpe da tennis sempre slacciate. Aveva uno zaino enorme alle spalle, un comune zaino arancione, senza fatine né brillantini, solamente pieno di pesanti quaderni e di morbidi peluches.  Ciò che rendeva Giulia singolare, però,  era la sua passione smisurata per i cani e, soprattutto,  per la sua compagna di banco, Simona. Quanto era bella Simona! Glielo diceva tutte le mattine appena l’amica varcava la soglia dell’aula. Giulia lo raccontava anche ai suoi genitori, alla nonna, ai suoi compagni ed alle maestre: “Simona è bellissima! La più bella del mondo! Ha i capelli scuri come la pantera Bagheera , due occhi giganti come quelli di Masha ma color nocciola, Simona …”
Giulia adorava letteralmente Simona e con lei parlava di tutto e la aiutava ogni volta che la vedeva in difficoltà. Anche a scuola, soprattutto quando doveva coniugare quei maledettissimi verbi che Simona non riusciva a memorizzare. Durante le verifiche le passava di nascosto i bigliettini sotto il banco, “…modo indicativo, tempo imperfetto, coniugazione propria…”
Al suono della campanella dell’intervallo Giulia e Simona, prima di giocare con i peluches,  si sedevano allo stesso banco e condividevano le reciproche merende: torta di mele preparata dalla mamma di Giulia e trancio di pizza margherita acquistato nella panetteria del paese dalla mamma di Simona, poco prima di entrare a scuola, in modo che fosse ancora tiepida a metà mattina.
I bambini le prendevano in giro. “Maestra! Giocano a fare la mamma e il papà”
“Giulio e Simona! Giulio e Simona!” urlavano i compagni
La maestra guardava le due bimbe con aria rassegnata e distoglieva l’attenzione dei propri alunni dalle due ragazzine che,  noncuranti del resto della classe, continuavano nel loro quotidiano rituale di condivisione di cibo, giochi e …bene infinito.
“Non guardatele e andate a giocare in giardino!”
Tutti i giorni la stessa storia.
All’uscita da scuola le due bambine si mettevano in fila con gli altri, mano nella mano.
I compagni non perdevano occasione per deriderle:“Giulio e Simona!!”
E loro due, ogni volta, si stringevano reciprocamente la mano con più determinazione, per darsi forza vicendevolmente.
“Andiamo ragazzi! Lasciatele perdere!” ripeteva ogni giorno con aria insofferente l’insegnante di turno, scocciata per l’atteggiamento delle due ragazzine
Al cancello scolastico i genitori, in attesa dei figli.
 Qualche metro in disparte la mamma di Giulia che, allo sguardo di rimprovero dell’insegnante nei suoi confronti, rispondeva immancabilmente con un sorriso per poi cercare il volto più rassicurante della figlia tra la fiumana di visi
 Un abbraccio stretto ed un bacio sulla guancia a Simona e una corsa tra le braccia della mamma.
 “Hai ancora le scarpe slacciate, pasticciona! Prima o poi inciamperai e ti farai male”  le sussurava la donna nell’abbraccio.
“Mamma, posso invitare ancora Simona a casa? Ci siamo già messe d’accordo.”
“Certo, quando vuoi. Ma dobbiamo chiederlo prima alla sua mamma!”
“Simona gliel’ha già chiesto ieri e ha detto di sì”
“Va bene, le telefono e, se è veramente d’accordo, le chiedo pure se si può fermare a cena. Così prepariamo insieme la torta di mele per la merenda di domani”
“Grazie mamma!”
Ho finito ragazzi.
“Come hai finito? Che cavolo di storia è questa?” risponde Giorgio.
“Mi hai chiesto cosa sia il gender ed io ti ho risposto”.
In classe solo silenzio. Più di quello che dovrebbe esserci mentre spiego le frazioni.
Si alza Mattia. “Il gender è Giulia?”
Federica: “Il gender sono due donne innamorate!”
Mauro, ridacchiando: “Il gender sono le lesbiche e i gay?”
Alice: “Non si dicono quelle parolacce a scuola!”
Roberta: “Mio papà e mia mamma dicono che il gender è pericoloso. Fa diventare tutti i bambini omosessuali!”
Giorgio non smette di fissarmi. Non so se si aspetta una risposta da me.
Luca: “Ma come è finita? Hanno cambiato classe a Giulio?”
Giulio? Forse non dovevo raccontare questa storia. No, non posso aver sbagliato così.
Guardo Giorgio. Ha le guance rosse e mi fissa con gli occhi sgranati e colmi di lacrime.
Si alza in piedi.
“Il gender non esiste. È solo la paura. È  l’odio. È  prendere in giro Giulia e Simona perché sono due femmine e si vogliono bene”.
“Ma sono due femmine! Le femmine non possono amarsi!” risponde Michele.
Giorgio, per la prima volta, è fuori di sé  e lo percepisco dagli occhi sbarrati e dalle mandibole serrate.
“Siete dei deficienti!” urla, noncurante della terminologia utilizzata.
Poi mi  fissa. “Sei tu il gender, vero?”
“Sì Giorgio, per qualcuno sono io” rispondo
“Se tu sei quel Gender, io non ho paura di te e neppure di Simona”
Si alza, corre nel suo goffo modo verso di me e mi abbraccia. E nella sua stretta che sussulta di emozione, mi sussurra nell’orecchio: “Puoi chiedere alla tua mamma se posso venire anche io a casa tua a preparare la torta di mele?”
Gli do un bacio in fronte. Apro il mio zaino e gli mostro un pacchetto di alluminio.
“Questa la mangiamo insieme all’intervallo, se ti va. Tu cosa mi offri?”
“I biscotti!  Non so se sono buoni come la pizza di Simona, però!”
Niente verifica per oggi.
I miei ragazzi ed io abbiamo bisogno di parlare di Vita vera. Altro che frazioni!
E domani, torta di mele per tutti.
Mi aiuta Giorgio a prepararla.
Dolce impasto d’Amore.

Giulia
(liberamente tratto dalla mia vita)


L'articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2016 da Araberara, periodico di Informazione val Seriana, val di Scalve, alto e basso Sebino, lago d'Endine, val Cavallina, val Calepio, Bergamo


lunedì 25 gennaio 2016

DI DIRITTO IN DIRITTO

Crediamo fortemente che in materia di Diritti si debbano sapere le posizioni, in sede di votazione,  delle persone che dovrebbero rappresentarci, di coloro che decidono sul riconoscimento giuridico e sociale delle nostre Famiglie.




mercoledì 20 gennaio 2016

#SVEGLIATITALIA

IL 23 GENNAIO, IN PIÙ DI 90 PIAZZE ITALIANE (e non solo!), SAREMO PRESENTI CON SVEGLIE, CELLULARI, FISCHIETTI, CAMPANACCI... ALL'UNICO GRIDO DI CIVILTÀ:

#SVEGLIATITALIA
#ÈORADEIDIRITTI 

VI ASPETTIAMO A BRESCIA IN PIAZZA DEL MERCATO 
ALLE ORE 15.00